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      Ma in ultima pareva che l'aspettativa cominciasse a rianimarli. Fiorenza ignorava lo scopo della perquisizione, ma lo immaginava. Leggeva tutto sul viso d'Alessandro, ma chi sa forse?... un dubbio e nulla piú. A lei il ritardo dava ansa a sperare che non fosse vero, e si trattasse d'una falsa accusa. Egli non poteva sperare se non perché ogni illusione piú folle e fantastica è possibile all'uomo in certi momenti.
      La Clelia, desta al rumore, venne anch'ella a vedere da che provenisse, e nello stesso tempo il commissario e i soldati risalivano, portando le armi disseppellite dal sotterraneo, dov'erano nascoste.
      Alessandro non si bruttò con inutili menzogne; fu visitata la casa, ogni angolo, si ruppero persino i mobili...
      – La preghiamo di seguirci – disse il commissario. Alessandro si mosse; le donne ruppero in un grido, il quale, inteso dalla Teresa e dal dottor Agostino li chiamò tutti e due.
      – Maledetti! – urlò Teresa che vide, intravide... capí.
      – Sono nel loro diritto, – proferí, sempre consentaneo a sé stesso, ma frenando un'angoscia mortale, il dottor Agostino, che tenne dietro coll'occhio al corteo, rimanendo fermo, il povero vecchio, divenuto improvvisamente decrepito, e quasi scambiato in istatua dal proprio dolore.
      La Teresa, smaniosa e frenetica, voleva seguire le guardie: un Croato la respinse, buttandola a terra, ficcandola via col calcio del fucile, come avrebbe fatto di un mucchio di cenci.
      In un minuto la visione, l'orrenda visione, era scomparsa, la famiglia rimaneva muta, ma quando si udí chiudere l'uscio e partire la carrozza, un solo grido proruppe.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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