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      Sicché anco quel dolore finiva o, per meglio esprimermi, mutava forme, condizioni, come gl'infermi mutano lato, per sentirlo di nuovo, istessamente acerbo col progresso del tempo: giacché ogni quadro accresce le sue tinte; aumentano le antiche difficoltà, scemano i pochi conforti e il coraggio di vivere.
      Ma ciò che piú di tutto poté considerarsi un grande avvenimento in famiglia, fu il tacito ma profondo rappacificarsi tra padre e figlio. Succeduto senza solennità, sto per dire, senza accorgersi. Poiché il giorno appresso in cui stavano là, tutti in famiglia, attorno al reduce, per miracolo redivivo, venne a sedersi il dottor Agostino; e ognuno che poteva essere a portata d'udirlo, sentí sommesse ma sicure queste parole:
      – Oh! – diss'egli, mentre apriva la tabacchiera, e vi cercava colla punta delle dita due granellini di finissimo tabacco di Spagna, – questi Tedeschi non possono mica restare in Italia, son diventati odiosi... vedo anche io, bisogna ch'essi se ne vadano!
      – Chi sa! – rispose Alessandro, commosso in quel momento da un tal rimescolio interno, da un tal impeto di affetti così nuovo, cosí inaspettato!... Già in carcere Alessandro in quella tanta piena d'affanni e d'angoscie, avea anco provato un po' di rimorso, e in faccia alla morte, le colpe del cittadino messe da banda, era ricomparso alla mente, ossia nel cuore del figliuolo, il padre. Il padre prudente, benefico, severo, ma tenero; che ai propri figli dà un motivo di benedizioni vere ed inalterabili; l'educazione e l'agiatezza.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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