Pagina (318/354)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Voi vedete però che ve ne mancano, e ce ne sono di nuovi. Ma assai più ne mancano, perché una rivoluzione spazza via in fretta; potete anco immaginarvi che delle antiche ruggini fra i vicini e Fiorenza nessuno più si ricordava.
      C'è quel bravo ometto del sor Matteo Rensini, colla sua dolce metà. Egli è disperato, a sentirlo, perché di sette maschi ne ha ancora due in guerra, e un altro piccolo di sei anni, avea tentato di fuggire, la sera innanzi, diretto al Piemonte.
      Taluno diceva che fuggissero di casa per fame. Vorrei descrivervi il diverso viso che fa Rensini quando parla a dritta o a sinistra. Gli è che a dritta ci ha un'autorità costituita, un impiegato austriaco, venuto a congratularsi della liberazione d'Alessandro nella quale aveva avuta parte. A sinistra egli ha un giovane italiano sfegatato. Sicché, quando parla all'autorità, atteggia la fisonomia ad una compassione tutta corruccio e come di chi declama e si scandalizza:
      – Eh!... che tempi! che tempi, signor mio!... due figlioli via... giovinastri... quando son lontani e' se ne accorgono, ma i poveri genitori, se parlano... predicano al deserto... allora si piglia dei codini... comandano i ragazzi e le donne: le donne matte... causa loro poco ci volle ch'io perdessi l'impiego... quella Giggia che da Venezia scrive roba di foco... sicuro la è là ... noi, naturalmente si mandò a prenderla... sí, aspetta... salta fuori il suo sposo, con tanto di spada in aria, e minaccia di ammazzare il trasmissiere, se non va via... jeri quest'altro, Tonino, che volea scappare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Fiorenza Matteo Rensini Piemonte Rensini Alessandro Giggia Venezia Tonino