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      Ma tanto è: la povera donna avea pensato bene di diventare repubblicana: di fatto per lei non ci voleva di meno che un finimondo. A siffatto giudizio la traeva l'udire il pacifico professore Alberto profetare appunto un gran cozzo mondiale. – Cataclisma! cataclisma! – diceva egli spesso, parola di cui andava contenta anco la sua Perpetua, essendo una parola da mantenergli il buon nome senza pericolo (3).
      [Allora Rensini pensò ch'era venuto il momento di fare un discorso, che andasse a garbo di tutti e due i suoi vicini.
      – Non mi pare, signora contessa che ci sia poi da prendersela tanto con quei poveri re!... se non si fida a loro a chi vuol fidarsi?... di quattro mascalzoni... Dio liberi... gente senza un quattrino, da cui bisogna guardarsi come dai briganti. Io per me... dico il vero... se ci fosse un galantuomo, ma che facesse da senno e avesse di bei soldati – mormorò di sghembo verso l'autorità – oh! allora gli fo di cappello subito, ma se mi escono colle repubbliche poi, neh paron Checco? – concluse domandandogli appoggio, e ritirandosi da quella questione, dopo che l'avea suscitata.
      – Un re! – sentenziò l'interrogato, piantandosi davanti a chi lo interpellava. Devo dirvi che la chiusura di Venezia avea portato qualche vantaggio allo provincie: e anche il signor Francesco nella qualità di conciatore di pelli ne avea risentito un bene: la gente si contentava della roba paesana in vece di quella francese ed inglese, che non poteva avere. Quindi il nostro vecchio giacobino, napoleonista, era in buonissimo punto: meglio certo del fratello Josuè, divenuto mezzo scemo dal dí delle bombe e sgomento ad ogni austriaco che incontrava, perché eran di quelli – che ci aveano gettate le bombe.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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