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      Viveva con una vecchia sua parente, la quale, per essere in salvo, si ritirò alla Giudecca.
      Rimasto solo, noi, Rocco e Cino, il mio compagno d'armi, quello che mi tien luogo del povero Eusebio, buon'anima sua, ed io s'andava a tenergli compagnia, perché lui non volle lasciare la casa: massajo e affezionato alla sua roba. Devi sapere ch'avea in serbo del pan biscotto, della buona farina, formaggio, burro cucinato, salami; uomo prudente, era vera fortuna il conoscerlo. Qualche volta Rocco gli rendeva qualche servizio, portando il pane alla Giudecca: e non è mica piccola impresa veh!... se vedono pane gli saltano addosso e te l'araffano, e che pane gli è!... da non poterlo ingollare, perché fa nodo alla gola.
      Insomma quel santolo prezioso se n'andò anco quello dal vedere al non vedere. Rocco per disperazione è divenuto inserviente all'ospedale, cosí ha fatto di tutto in quest'anno, dalle barricate cittadine alle legioni, poi cuoco e galoppino del santolo. Ora è inserviente d'ospedale. Ieri andai a trovarlo perché mi cuoceva un fiero sospetto, e credevo ch'egli potesse scioglierlo. Ti dirò poi di che si tratta. Figurati che all'ospedale ci aveano un gran da fare per non saper dove mettere indovina cosa!... i morti. Già jeri in Venezia il colera ne ha portati via cinquecento. Cifra esatta, ufficiale. Ma all'ospedale ce n'era una tal quantità che non sapevano piú come farli stare. Ne han collocati un numero grandissimo tutti uno sopra l'altro: testa contro i piedi, piedi contro testa: una pira spaventosa! toccava il soffitto, perché giunti là convenne fermarsi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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