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      Io dovetti andarvi per una missione d'ufficio e non ci vedevo dalla polvere, dal saltare dei calcinacci... oh che tananai! Sta a sentire. Un povero maestro di musica che ha insegnato anche a Rocco, antico capo banda, va a Malghera per trovar suo figlio, là di guarnigione. Lo cerca, stava a letto in una lunetta, credo ammalato. Entra... il figlio lo vede e proprio nel momento, che stava per varcare la soglia, una bomba gli porta via il capo. Il figlio inorridito sbalza dal letto, s'avventa... un'altra, bomba gli porta via la testa anche a lui. Si saranno abbracciati i tronchi sanguinosi per cadere, e restare eternamente insieme sotto quelle rovine.
      Eppure non son le palle che ci faran cedere! È cosa che mi strugge di rabbia: sai, dire che si passa sotto le Procuratie, e si vede quella gente lacera, seminuda, madri coi figli in collo e sui ginocchi e pajono il gruppo della deposizione dalla Croce; pieni di fame e di dolore, eppur pazienti: ogni bomba che sentono cosa credi, che se la piglino con Manin e Tommaseo?... con coloro insomma, da cui possono supporre che dipenda la resistenza? Nossignora! Se la pigliano con Radetzki, con l'imperatore, e tra burloni e seri, ch'è il loro fare, li mandano – alla malora – a ramengo – ch'è tutto quel che si può dire nel loro linguaggio. M'è restata sempre a mente una donna, una povera ciana, ricoverata anch'essa sotto le Procuratie, fuggita dal suo Cannaregio, circondata da' puttini, sentí una bomba che sarà scoppiata poco lontana; già ne arrivano di vicinissime.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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