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      Certo nessuno piú di lui la meritava. Ladro di non cospicui ma sacri depositi a lui affidati, scopritore di segreti, delatore; è da supporsi che appena consumato il miserabile acquisto, egli s'attossicasse da sua posta: col veleno della rabbia, dell'odio, col laccio di Giuda, col disprezzo altrui e col suo rimorso.
      Impotenti a produrre, bisogna ch'e' impediscano: non creando, bisogna che distruggano, se non altro sé stessi.
      Ogni partito può avere le sue maschere; ma, cosa singolare, nessuno è piú soggetto a ricoverare tartuffi come l'estremo: il quale non opportuno nei momenti di riedificazione e di calma (poiché la solidità della bilancia esige che il fulcro sia in relazione colla resistenza e colla potenza) è pure il più ardito, e, se dei primi il sangue, si chiami generosità, è magnanimo sopra ogni altro. Perché è là dunque ove s'ascondono le ipocrisie? Non fu per questo che il gran Pesciatino, parlando della repubblica, dicea non essere gli inciampi che lo stogliessero dal credo, ma il timore degli Apostoli?
      Però allora ei morivano soli, vilipesi ed ignudi; non avean ricchezze né onori, ed il popolo non adorava i falsi profeti!
      I due si scambiavano uno sguardo di raccapriccio: ma poi l'impeto prevalse, in uno, il più giovane, il piú violento, talché s'apprestava a recare oltraggio a quel capo, a sputare su quella faccia livida; ma il suo compagno, avuto il tempo di riflettore, togliendogli dal cospetto quei miseri avanzi, ci gettò sopra un cencio: e nell'atto ch'ei ciò faceva fu udito a gridare con voce maschia e febbrile, come il Brancaleone dell'Azeglio, di cui arieggiava l'imponenza, e che parve riscotere perfino i morti irrigiditi sui marmi circostanti:


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
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