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      La borghesaglia legittima e legalitaria si dichiarò soddisfatta; si soffiò il naso impeperonito: e con le dita intrecciate sul buzzo e tentennando la testa come i cuorcontenti di gesso, esclamò in falsetto pecorino: Le istituzioni son salve; l'ordine regna in Varsavia; ora possiamo tornare tranquillamente a barattare, a banchettare e a russare.
      A proposito: e le riforme? Ah! sì: ci sono anche queste per aria; o per dir meglio, c'è una commissione che le studia, e che ponza la felicità del genere umano. Lasciamola ponzare; e che Dio la renda lubrica. Che cosa saranno queste riforme il gazzettume ufficioso nol dice: esso spreca tutto il suo fiato prezioso per informarci di balzelli nuovi, di soppressioni di ufficî, di monopolî audaci, di ricchezze cavate dalle borse e dalle vene di tutti. Le istituzioni, si sa, han da salvarsi; i sagrificî non sono mai troppi. E poi, i balzelli hanno l'ale; e le riforme la gotta. Aspettiamo dunque che l'erba cresca; e se l'asino muore, peggio per lui. Ciò che saranno codeste riforme possiamo immaginarlo: riforme borghesi; e non occorrerebbe dir altro: semi di lino su la cancrena; concessioni ed elemosine tirate in faccia con la balestra. E se non bastano, piombo: procedura solita e spicciativa.
      Ma il piombo credi che basterà? Io modestamente credo di no: salvo che siasi trovato il modo di renderlo digeribile e nutritivo, come il pane che manca.
      In conclusione, questi tumulti hanno rivelato condizioni tali, che non possono e non devono assolutamente durare, per l'onore d'Italia e della razza umana; hanno resa necessaria una fraterna intesa di tutti i partiti democratici in un ideale, in una fede, in un'opera comune; hanno ridotta la questione sociale all'aut aut degli scolastici.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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