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      La censuazione dei beni ecclesiastici, e la vendita di quelli demaniali ha avuto luogo, non a scopo sociale, non a sollievo delle classi agricole, ma a fine di lucro, e di finanza, e quest'Isola ha dovuto ricomprare le sue terre chiesastiche e demaniali, e allibertare le sue altre proprietà immobiliari, erogandovi la colossale somma di quasi 700 milioni, che sono stati sottratti alla bonifica delle altre sue terre.
      Ed il quarto dei beni ecclesiastici, attribuito dalla legge del 7 luglio 1866 ai comuni dell'Isola, è stato davvero derisorio, giacchè (incredibile a dirsi, ma pure vero) il valore di questi beni a riguardo dei detti comuni, è stato calcolato in base alle vilissime dichiarazioni del clero di Sicilia, per il soddisfo della tassa di manomorta del 4%. E da questo nominale valore sono stati dedotti il 30% attribuito allo Stato giusta la legge del 15 agosto 1867, e dippiù il 4%, di tassa di manomorta, ed un altro 5% per ispese di amministrazione. Però tutte queste deduzioni sono stato ragionate sul valore effettivo dei cennati beni; e sottratte in oltre le pensioni dovute ai membri degli Enti soppressi. Sicchè nulla, o quasi nulla, han percepito sin oggi dopo più che un quarto di secolo, i Comuni del cennato quarto di beni. Anzi il Demanio ha richiesta la restituzione delle poche somme, per tale causa, pagate a qualche Comune.
      Or dietro tanti sacrifici che quest'Isola ha, per virtù di patriottismo, accettati, dessa avea bene il diritto di vedersi equiparata alle altre regioni d'Italia nelle condizioni di viabilità, o di miglioramento di ogni genere.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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