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      V.
     
      IL MALCONTENTO TRA I LAVORATORI DELLE MINIERE.
     
      Dei piccoli proprietarî non occorre tener parola. La loro condizione, che peggiora dappertutto, non è diversa in Sicilia di quella che è altrove; essi che hanno minore resistenza da opporre alle cause di depressione economica, sentono che muoiono, che gradatamente vengono gettati tra le file del proletariato. Perciò giustamente cominciano ad essere accessibili alla propaganda socialista, che tra loro riuscirebbe più efficace se il concetto della lotta di classe - facilmente frainteso - non li spaventasse, perchè temono che in un momento decisivo i proletarî, non saprebbero fare distinzioni sottili tra grandi e piccoli proprietarî e li voterebbero tutti alla morte(18).
      Nè occorre intrattenersi del proletariato urbano, poco dissimile per le condizioni economiche da quello del resto d'Italia; inferiore al medesimo nella istruzione, nella coltura, nella compartecipazione alla vita pubblica. I Fasci dei lavoratori delle città, - eccettuato quello di Catania - perciò offrono una minore solidità ed attività di quelli delle campagne, e poco fanno parlare di loro. Così Palermo rimane tranquilla, mentre alle sue porte, a Partinico, a Monreale, a Girardinello è forte l'agitazione; si arresta, si ferisce, si ammazza. Con che non s'intende disconoscere che in questa attitudine non abbia seriamente contribuito la influenza moderatrice che i capi del partito socialista esercitano sulle masse, consci come sono dei danni che verrebbero da un movimento inconsulto: azione altamente moderatrice e non mai abbastanza lodata - sebbene dal Governo del tutto disconosciuta - esercitata pure dal dott.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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