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      Crispi. E adesso qualche parola sulle abitudini e sul carattere morale dei contadini.
      Ai contadini della Sicilia si può applicare benissimo ciò che scienziati e romanzieri hanno scritto di quelli degli altri paesi. L'abate Roux dice: «il campagnuolo è troppo fanciullo per non essere mentitore; vive ancora sotto la legge del timore e la legge di amore è per lui lettera morta; non ama le cose e le persone che per l'uso, che può farne.» (Pensèes. Parigi 1885). Il Prof. Lacassagne paragonando la criminalità delle città e delle campagne aggiunge: «il contadino è egoista, diffidente, vendicativo, perchè egli ha poche relazioni sociali; le sue occupazioni monotone e ripetute gli creano un certo stato di automatismo; d'onde il suo spirito lento e stretto.» E le passioni, i difetti, i pregi del contadino descritto da Zola nella Terre si potrebbero attribuire a quello di Sicilia.
      Ciò che caratterizza maggiormente il lavoratore della terra nell'isola è la sobrietà. «Il Siciliano - dice il generale Corsi - è molto sobrio nel mangiare e nel bere; lo sono allo estremo i contadini che si nutrono di vegetali e bevono acqua» (Sicilia. pag. 266). Infatti, di raro assai mangiano carne; il pane e le verdure cotte sono i loro cibi ordinarî, non frequentano caffè o bettole, non bevono vino se non quando lo ricevono lavorando come parte del salario (almeno dove prevale il latifondo); vestono dimessi e con abiti dal taglio speciale, molto vario da contrada a contrada, caratteristico; amano moltissimo le feste religiose, nelle quali le scene di superstizione e di fanatismo dipinte nel Voto del Michetti si alternano con veri baccanali.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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