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      Lo stesso dicasi dell'editto del 19 settembre 1861 emanato dal Luogotenente del Re in Sicilia, generale Pettinengo relativo alle obbligazioni dette di semenza e soccorsi e di mercanti a massari per agevolare la semina e la cultura della terra, inteso ad infrenare l'inveterata e perniciosa usura: rimase lettera morta.
      E i metodi e i criterî di governo seguiti in Sicilia dopo l'annessione, e l'atteggiamento di molti uomini e giornali del continente, che li inasprirono produssero malintesi, risentimenti, rancori regionali che - accresciuti dalla malefica e affrettata unificazione centralizzatrice - generarono profondo malcontento in tutti e delusioni sconfortanti.
      Contro la verità storica, contro il buon senso, contro le esplicite e reiterate dichiarazioni di Garibaldi e dei suoi più intimi, fu offeso l'amor proprio degli isolani col proclamarli conquistati dai Mille e col dichiararli barbari per bocca del generale Govone: insulto a distanza di molti anni stoltamente ripetuto dal generale Corvetto. E da barbari furono trattati, e si tentò d'incivilirli cogli stessi metodi umani adoperati... da Livraghi in Africa.
      Aspromonte e Fantina certamente non furono avvenimenti che poterono crescere stima al governo in Sicilia; ma gli animi nelle classi lavoratrici sopratutto si esasperarono colla introduzione della leva militare, «carico nuovissimo - scrive il generale Corsi - odioso oltre ogni dire» e colle misure odiosissime per arrestare i renitenti. Il militarismo allora col martirio del sordo-muto Cappello, coi fatti crudeli di Petralia ad opera del tenente Dupuy mostrò di che cosa poteva esser capace(54). Tutte le libertà, scrissi altra volta, furono violate replicatamente; ond'era generale il chiedersi: il nuovo governo non vale l'antico?


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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