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      Ivi, tra i due partiti municipali da gran tempo non c'era buon sangue; la miseria tra i contadini, - il paese č essenzialmente agricolo - era grande; un Fascio vi si era costituito, nel quale per dissidi tra coloro che lo dirigevano, al momento della catastrofe nessuno esercitava una influenza, perchč erano dimissionari da parecchi giorni il segretario e il vice-presidente, ed era assente da tempo il presidente; il Fascio rappresentava un vero corpo senza capo. E la catastrofe avvenne terribile e inattesa, come m'assicurarono il sindaco e il capo del partito contrario.
      Il giorno cinque č certo che ancora non era stata annunziata ai cittadini di Santa Caterina Villarmosa la proclamazione dello stato di assedio; nč c'č da meravigliarsene perchč poche ore si puņ dire ch'erano trascorse dalla comunicazione. Fu lo stesso Comando dei Carabinieri, che dichiarņ che nessuno aveva visto il manifesto; ciņ risultņ anche dal processo svoltosi innanzi al Tribunale militare di Caltanissetta. Se fosse stata annunziata e spiegata bene ai poveri contadini la misura, probabilmente essi avrebbero tenuto diverso contegno. Ma quantunque essi tutto ignorassero non si creda che abbiano trasceso, come in tanti altri punti. Tutt'altro. Il giorno 5, infatti, non si trattņ che di questo: una folla enorme percorreva il paese - con una bandiera sormontata dai ritratti del Re, della Regina e da un crocefisso, - gridando: viva il Re! abbasso le tasse! Non ci furono incendi, non ci furono devastazioni nč in uffici pubblici, nč in case e magazzini privati; non si assaltņ il municipio e molto meno si potevano assaltare i casotti del dazio - come annunziarono telegrammi uffiziali con impudente menzogna - i quali non esistevano!


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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