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      .. che si ristabilisca l'equa proporzione tra il lavoro del contadino ed il capitale apprestato dai gabelloti, sicchè il raccolto risulti diviso giustamente...; che si mettano di accordo proprietarî e gabelloti e con equa transazione contentino le non ingiuste pretese dei lavoratori per impedire il desolante spettacolo della continua emigrazione dei poveri contadini, che vanno a cercar pane nelle lontane Americhe, ove raro è che trovino quel che desiderano... I reverendi parroci e predicatori ricordino in ogni occasione ai padroni e capitalisti l'insegnamento della Chiesa, che grida altamente, per bocca del sommo Pontefice, esser loro dovere: non tenere gli operai in conto di schiavi; rispettare in essi la dignità dell'umana persona, del carattere cristiano; non imporre lavori sproporzionati alle forze o mal confacenti con l'età o col sesso. Principalissimo poi tra i loro doveri è dare a ciascuno la giusta mercede, determinarla secondo giustizia, e non trafficare sul bisogno dei poveri infelici.»
      Monsignor Blandini, vescovo di Noto, e Monsignor Gerbino, vescovo di Caltagirone, su per giù fanno le stesse confessioni sulla miseria dei lavoratori, sulla ingordigia e sull'usura dei ricchi, dei proprietarî, dei gabellotti. Del secondo è notevole questa frase: «Fra la ricchezza e la povertà dipendente da tutto e da tutti quale libertà vi può essere? Non è forse accettare o morir di fame?»
      I rapporti tra proprietario e proletario sulla base della libertà della economia ortodossa non potrebbero essere meglio espressi; nè i socialisti diversamente li formulano.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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