Pagina (198/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Avvenuta poi la tragedia di Caltavuturo, la cecità e la persistenza del governo negli antichi metodi, e la mancanza completa di opportuni provvedimenti divennero assolutamente criminose.
      Ciò che c'era da temere, ciò che poteva verificarsi si era veduto coi fatti: Caltavuturo non fu che un primo sintomo di uno stato generale.
      Era urgente provvedere allora e riparare; mostrarne almeno l'intenzione. Finalmente, gli avvisi, gli allarmi, le grida di gioia degli uni e di paura degli altri rompono l'alto sonno dell'on. Giolitti; ed ecco il governo cominciò ad accorgersi che in Sicilia c'era del fuoco serpeggiante che minacciava di propagarsi - assurgendo alle proporzioni di un grande incendio - e si avvide che questa ipotesi del fuoco sotto la neve non era un'immagine poetica, cui si prestava l'Etna maestosa e fumante, ma una realtà. Ma pure allora il Presidente del Consiglio non si svegliò del tutto: sbadigliò, e sbadigliò da vero ministro di polizia dei passati regimi, non sapendo vedere al di là della superficie e credendo che con semplici brutali repressioni la si potesse fare finita.
      In Sicilia c'era una quistione di malandrinaggio di cui s'era occupato ripetutamente il Parlamento e la stampa; c'era la quistione sociale di cui i Fasci erano una fioritura parziale; e l'una e l'altra preoccupavano i grandi proprietarî e le classi dirigenti. L'on. Giolitti credette dare un colpo da maestro confondendole e giudicando che i Fasci non fossero che una speciale manifestazione del malandrinaggio e nella sua alta sapienza commise di studiare la quistione sociale al direttore generale della Pubblica Sicurezza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





Caltavuturo Caltavuturo Sicilia Etna Presidente Consiglio Sicilia Parlamento Fasci Fasci Pubblica Sicurezza Giolitti Giolitti