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      Ai disgraziati contadini di Milocca, accusati d'avere sparso un mucchio di concime - un atto che nemmeno costituisce reato e che fu dichiarato inesistente - si nega la libertà provvisoria e sono costretti a godersi molti mesi di carcere preventivo. E così potrebbe dirsi di cento altri casi.
      A chi volesse sostenere che i lavoratori di Sicilia i quali si posero in isciopero, commisero violenze, si può contrapporre la testimonianza del generale Corsi, che in tutto il suo libro si mostra avversario dello sciopero - non avendone un concetto giuridico esatto - ma che pure le constatate violenze contro la libertà del lavoro (p. 312) da leale soldato è costretto a ridurre alle loro giuste proporzioni, ed afferma, come s'è visto, che «i lavoratori chiamati da altre parti da alcuni proprietarî non furono costretti a cessare il lavoro.» (p. 338).
      Il contegno, adunque, del governo rispetto all'azione principale dei Fasci fu ingiusto e partigiano; esso non rispettò neppure quella famosa libertà nel contratto di lavoro, che in sè stessa, quando è rispettata, non giova che pochissimo ai lavoratori, e prese a sostenere le ragioni di una classe per ribadire la più odiosa oppressione economica contro un'altra ch'era debole sotto tutti gli aspetti.
      Il ministero Giolitti, che si era chiarito sistematicamente partigiano e ingiusto, privo di ogni sano concetto della sua missione nel periodo degli scioperi agrarî, si rivela di una fenomenale debolezza e trascende ad altre violazioni della legge o le permette e le incoraggia nella fase successiva dei tumulti, che chiameremo comunali.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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