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      Picardi e da me, avvenne alla fine del mese di Maggio e colpì, il giornale Imparziale di Messina. È notevole pei criterii, che la determinarono: fu la espressione del più schietto risentimento personale, perchè fu motivata dalla riproduzione di un articolo ironico del Mattino di Napoli contro il generale Morra, che da sè stesso si considerò, modestamente, sacro e inviolabile.
      Sul disarmo c'è poco a dire. Esso sarebbe una misura capricciosa e ridicola se non costituisse un indizio delle paure della reazione trionfante. Nessuna ragione lo consigliava, una volta che in tutti i tumulti di Sicilia i massacrati giammai fecero uso di armi da taglio o da fuoco; la qual cosa era tanto conosciuta, che il Tribunale di Guerra di Palermo stabilì che si potessero fare le rivoluzioni.... senza armi! ma la reazione ha pensato che ciò che non avvenne ieri potrà avvenire domani: dunque, essa disse, bisogna disarmare tutti!
      Con qual risultato? I malviventi non hanno consegnato alcun'arma; molta gente per bene non le ha consegnate neppure perchè così ha inteso protestare contro l'arbitrio inaudito; delle armi si sono privati soltanto i più timidi e scrupolosi osservatori della legge, colla speranza di averle restituite a breve scadenza. Ciò che, ad onore del vero, in parte e secondo i capricci delle autorità locali, è avvenuto. Allo Stato è rimasta una splendida collezione di vecchi ed arrugginiti fucili della guardia nazionale: ma gli rimane sulla coscienza una conseguenza più grave e più dolorosa: oltre un migliaio di contravvenzioni, che dai tribunali militari furono punite complessivamente colla bellezza di 800 anni di prigione in parte scontati, quando sopraggiunse - in luglio - l'amnistia riparatrice.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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