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      E in tale senso il più grande reo in Italia fu Giuseppe Ferrari, che scrisse sinanco la Filosofia della rivoluzione e che invece di essere tradotto sullo sgabello degli accusati, venne innalzato agli onori del Senato, non ancora prostituito.
      Nel De Felice non solo si volle colpire il rivoluzionario, ma anche colui, che non ha fede nel parlamentarismo.
      Ciò fecero, perchè i giudici non frequentarono mai Montecitorio; se lo avessero frequentato o non avrebbero imputato a colpa del rappresentante di Catania questa sua mancanza di fede nel parlamentarismo, o avrebbero fatto una retata di deputati di lui più scettici e avrebbero dovuto sopratutto fare il processo alla memoria di Agostino Depretis.
      Ma De Felice non è semplicemente questo sereno osservatore del corso degli avvenimenti, che inneggia alla rivoluzione come complemento necessario, fatale, di una serie di trasformazioni economiche, politiche e morali; no, egli ha predicato la rivoluzione materiale e immediata: lo ha fatto(146) a Pedara. Egli a Pedara ripetè i versi popolari:
     
      A rivederci maschere pagate.
      A rivederci illustri mangiapani,
      A rivederci sulle barricate!
     
      Oh! perchè dunque non si processa l'autore di questi versi incendiarî e si lascia Olindo Guerini ai suoi studî prediletti? perchè non si processa Giosuè Carducci che versi più pericolosi scrisse prima che ponesse piede a Palazzo Madama? Perchè non si allontana dall'insegnamento inteso a formare le madri italiane, Ada Negri, che ha eccitato alla ribellione contro il mondo borghese, mondo d'oche e di serpenti, mondo vigliacco? perchè non si mandarono e non si mandano in galera le migliaia d'italiani, che ripeterono e ripetono le fatidiche parole di Beppe Giusti sull'invocato Dies irae?


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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