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      Quei tanti ufficiali, che si spandeano pei paesi dovevano essere altamente pacieri, apostoli di fratellanza tra genti divise, che si guardavano in cagnesco, esigenti gli uni, ripugnanti gli altri; dovevano mantenersi rigorosamente neutrali, benigni con tutti, di modo che non sembrasse che le truppe fossero adoperate a sostegno degli interessi dei possidenti e contro le giuste rivendicazioni dei proletarî.
      «Dovevano insomma far la parte, che avrebbero dovuto fare i buoni cittadini se avessero saputo, o potuto, o voluto farla.» (Sicilia p. 366 e 367).
      Questi nobili intendimenti del generale Corsi erano conosciuti in alto e avrebbero dovuto indicarlo come Regio Commissario straordinario, se in Sicilia davvero si avesse voluto fare opera civile di pacificazione e di giustizia! Si dirà che al Corsi non vennero affidati i pieni poteri, precisamente perchè il suo onesto pensiero era conosciuto?
      Non voglio divagare nel campo delle ipotesi, che potrebbero riuscire di disdoro a chicchessia: ma che tale ipotesi abbia qualche fondamento si può argomentarlo dalla denunzia - fatta dall'on. Saporito-Ricca - della citata circolare dell'antico Comandante del XII Corpo di armata, nella quale si prescriveva di non adoperare le armi contro nessuno in nessuna occasione. Certo è poi, che il generale Morra adottò e svolse un programma del tutto opposto a quello del suo predecessore: programma di odio, come per rinfocolare quello grande già esistente: programma d'iniquità, parteggiando per i proprietarî e per le classi dirigenti contro i lavoratori.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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