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      Principi, marchesi e baroni si tennero onorati delle visite dell'ospite eminente e vollero mostrarsi riconoscenti: cospirarono - è la parola adatta - per fargli concedere la cittadinanza onoraria di Palermo; ma la città di Palermo, giammai vile e servile, sventò la indecorosa manovra, e colla sua attitudine impose il rispetto che si doveva ad un paese che tale onorificenza solo a Garibaldi ha voluto concedere.
      Solo per un momento il Morra vuol rendersi popolare e va al Foro italico per assistere... alla benedizione delle capre!
      Finalmente esce da Palermo, dove si godette i suoi veri ozî di Capua, e va a fare la sua visita di congedo alla Sicilia. Va e passa in rassegna le truppe per informarsi, forse, se le cartucce sono sufficienti e se i fucili sono pronti per ripetere la cura del piombo al popolo. Vero è che egli raccoglie ciò che merita: accoglienze strettamente e glacialmente ufficiali dai suoi dipendenti, talvolta urli e fischi dagli imperterriti Gavroche isolani, che non sanno valutare e temere abbastanza i benefizî e i pericoli dello Stato di assedio: ma in compenso lo conforta il brindisi laudatorio dell'on. Marchese di San Giuliano...
      Il generale Morra lasciando l'Isola, nella sua circolare ai prefetti, osò scrivere questo periodo sbalorditoio, ch'è meritevole di essere tramandato ai posteri, come l'indice più esatto della sua incoscienza: «Durante questo periodo eccezionale sprezzando fatiche e disagi mi sono dedicato con vero affetto alla non facile impresa della pacificazione degli animi per varie cause eccitati, e allo studio arduo dei principali bisogni delle popolazioni siciliane.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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