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      A Bluntschli contropporrò Holtzendorff. Il quale osserva: che non c'è illegalità, non c'è attentato contro il diritto, che non si possa dorare sotto il pretesto dell'interesse dello stato. «Questa teoria del bene pubblico, colla sua pericolosa massima: salus publica suprema lex est, non offre alcuna base per la politica pratica... In nome di tale teoria ci fu un governo - non tedesco - che proibì l'uso dei fiammiferi, perchè facevano aumentare gl'incendî e in alcune parti della Germania non si permise ai contadini la danza più di tre volte in un anno per impedire la demoralizzazione!»
      Lo stesso compianto professore dell'Università di Monaco, elevandosi in una sfera ancora più generale e più nobile, raccomandò quasi quell'azione cosidetta sovversiva presa oggi di mira da coloro che operano e legiferano in nome della salute della patria, scrivendo: «nei codici penali si perpetua il pensiero, che i sentimenti dei cittadini devono essere regolati e ordinati da parte dello stato e che l'eccitamento all'odio e al disprezzo stesso delle cose e delle istituzioni odiose e spregevoli merita tutti i rigori della legge.
      «Alcuni Stati, che si dicono cristiani e tedeschi, obbliarono, sotto pretesto del bene pubblico, che l'apostolo condanna in nome della morale il fatto di non sapere odiare ciò ch'è male.» (Principes de la politique p. 116, 117 e 119).
      Non si direbbe che queste parole dello scienziato tedesco siano state scritte a difesa di coloro, che furono accusati di eccitamento all'odio di ciò ch'era odioso e spregevole, del male, cioè: della oppressione dei lavoratori siciliani?


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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