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      Allora la guerra coll'Austria era appena cessata e la pace non era stata ancora segnata: quella città delle grandi iniziative e delle barricate, che nel 1894 si mantenne completamente tranquilla, era in piena insurrezione, in potere dei ribelli armati, che avevano costretto a rinchiudersi nel Palazzo reale la legittima autorità; oppose fiera e sanguinosa resistenza alle truppe e alla flotta mandate per ristabilire l'ordine e fu necessario bombardarla per domarla. Lo Stato d'assedio potevasi legittimamente proclamarlo, perchè il governo aveva avuto concessi poteri straordinarî dalla legge, di cui fu relatore eloquente lo stesso onorevole Crispi, che trovò allora occasione di dichiarare solennemente:
     
      «io sempre amerò la libertà e mi opporrò ai pieni poteri. Credo che la libertà meglio di qualunque intelligente dittatura sia la sola feconda pel trionfo dell'unità nazionale.»
     
      Eppure l'on. Presidente del Consiglio di allora, il Ricasoli, si affrettò a togliere lo Stato di assedio (lui, che non lo aveva imposto!) prima che si riaprissero le Camere.
      Accanto a questi casi nei quali furono presi provvedimenti eccezionali e in condizioni e per ragioni tali e in tale misura che riescono a far condannare severamente chi li prese e quali li prese nel 1894, alcuni altri ve ne sono, nei quali sebbene con più ragione si sarebbe potuto invocare la giaculatoria del salus patriae, pure non si ricorse a provvedimenti eccezionali.
      A Genova nel 1857 si tenta una insurrezione, s'invade il forte Diamante, si uccide un sergente, bande armate percorrono i dintorni delle città; ma non si proclama lo Stato di assedio.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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