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      E qualche altra differenza ci sarebbe ancora nei protagonisti del prologo. L'Italia da alcuni anni ha visti i Maurepas, i Vergennes, i Calonne, i Brienne, i Joly(195) de Fleury ed anche i D'Ormesson; l'Italia potrà anche trovare il suo Necker; ma in tanta decadenza indarno cerca un Turgot! Dov'è il ministro che dica coraggiosamente al Re ch'è impossibile ogni ulteriore accrescimento delle imposte; che prestiti non se ne possono fare più; che la salvezza è nelle economie e nelle riforme?
      E tutto ciò disse Turgot al buon Luigi XVI; ma non fu ascoltato!
      Lo sarebbe adesso in Italia?
      Nessuno può dirlo; ma tutti devono riconoscere che gli avvenimenti incalzano e che la scintilla partita dalla Sicilia, che nell'arte, nella coltura, nella organizzazione sociale, in tutto, si trova - come direbbe Giuseppe Ferrari - in ritardo di fronte alle fasi di sviluppo percorse dalla Francia e da altre regioni dell'alta Italia, che sentirono l'alito della rivoluzione francese; quella scintilla, ove non si provveda in tempo, potrà, varcando lo stretto, far divampare l'incendio nel resto d'Italia.
      Comunque, se insipienza di uomini di governo o fatalità di cose vorranno che gli avvenimenti non abbiano quel corso pacifico ed evolutivo, che dev'essere vagheggiato da quanti conoscono i danni e gli orrori delle cruente rivoluzioni, io faccio voti ardenti pel bene del mio paese che il grido: «morti a li cappedda» non possa acquistare quella triste celebrità che al di là delle Alpi acquistò il grido: «les aristocrates à la lanterne!


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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