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      Ogni provincia e talora ogni circondario aveva la sua Compagnia d'armi; ma tra le varie Compagnie non c'era solidarietà né legale, né morale. Ciascuna Compagnia non rispondeva che dei reati commessi nel proprio distretto; d'onde questa mostruosa conseguenza: una Compagnia d'armi veniva a transazione coi malandrini, coi malfattori di ogni genere e pur di liberare il proprio distretto dalla loro presenza, ne favoriva il passaggio in un distretto limitrofo, a cui addossava la responsabilità delle loro gesta; e proteggeva anche i malfattori purché essi non si arrischiassero a commettere reati di cui potesse rispondere la Compagnia! Perció tra le Compagnie dei distretti limitrofi non era rara l'antipatia e la lotta sorda, con quanto vantaggio della pubblica sicurezza, dell'amministrazione della giustizia e della moralità pubblica si può immaginare...
      C'era di piú e di peggio. Alle Compagnie d'armi poco importava la punizione dei delinquenti: a loro interessava non pagare il valore della refurtiva; perciò essi mercé le loro segrete relazioni e coi delinquenti e coi manutengoli e con altri intermediari venivano spesso a transazioni, ottenevano restituzioni totali e parziali in cambio di altri servizi resi ai ladri e ai loro complici, e della recuperazione della refurtiva e dei mezzi adoperati per ottenerla non rendevano conto alcuno: né i superiori politici, né le autorità giudiziarie indagavano; e non ne avevano il diritto di fronte all'interesse di un appaltatore... della sicurezza pubblica!


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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