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      Procedevano queste due istruzioni, quando il Serpi, a gratificare i suoi novelli amici, si propone di fare eseguire un matrimonio tra il nominato Pietro Palazzolo figlio del sindaco di Favarotta ed una giovinetta tredicenne figlia di Vito Bommarito, che rappresentavano le due parti inquisite; e, a far ciò, si avvalse del sig. Ignazio Citati, capitano d'arme e del sig. Giuseppe Sanfilippo, consigliere di Prefettura, i quali ne proponevano il partito al Vito Bommarito che trovavasi in carcere promettendo da parte del Generale di fare estinguere i processi che duravano avverso le due famiglie rivali.
      «A questa insinuazione, il Bommarito rispose, ed era nel settembre 1862, che non aveva alcuna figlia da maritare, perché ancora troppo giovane la sua Annetta di anni 13. Ma a questa risposta non appagati i commissionari e forse sospinti dallo stesso Serpi, si portarono in Favarotta a conoscere la ragazza ed a replicare le richieste presso la madre, la quale li respingeva al marito, non sapendo, né potendo risolversi ad aderire. E ritornarono di fatto alle insistenze verso il padre, cui asserivano che parenti e amici vedevano in bene la proposta del Serpi, e che mancava solo il di lui assentimento per sedare una rivalità troppo durata e per ritornare la pace al paese e alla di lui famiglia. A questo il Bommarito, accorto che poteva difficilmente lottare colla prepotenza governativa, ripiegava dal suo diniego a patto che la ragazza entrasse subito in monastero per educarsi ed avanzare in età di altri due anni, appresso il qual tempo egli avrebbe fatto effettuare il matrimonio voluto.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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