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      Fu una scena straziante; la giovane prostrata ai piedi di quell'ufficiale, ruppe in lagrime, scongiurandolo di non volerla cosí sacrificare ad un uomo che essa non potea amare, a voler sostare dallo inseverire contro i di lei parenti i quali non avevano che il dolore della sua ostinazione e il delitto di averla generata.
      «Queste parole commossero l'animo del militare il quale disse alla commissione di restituirla in famiglia, ingiungendo a non volerla piú tormentare ed a volere lasciare al tempo l'ottenere in lei la convinzione dell'utilità di quel matrimonio. E la giovane fu portata in Favarotta da dove oggi è ritornata in monastero.
      «Questo fatto seppe in Palermo il generale Govone e, lo diciamo ammirati, vi provvide subito e convenientemente.
      «Mandò una staffetta a Favarotta per domandare conto al colonnello della di lui condotta su quanto concerne l'ultimo periodo della storia sopracennata; ordinandogli di non intromettersi per nulla in affari di matrimonio e di dichiarare alle famiglie degli arrestati questa sua volontà. Non sappiamo quale riscontro abbia avuto questa lettera; ma da parte del Govone fu, con essa, fatta un'azione legale e degna di militare di onore.
      «Omettiamo i nostri commenti a questa iliade di sventura che ha patito la povera famiglia Bommarito, essi sorgono spontanei al cuore di quanti dei nostri lettori hanno senso allo strazio della innocenza ed odio alla funesta libidine dei prepotenti».
      Altro fatto si accennò in forma generale poco prima ed è il seguente: un disgraziato operaio, Antonio Cappello, era sordo-muto.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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