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      Ma la tolleranza non sarebbe ora una colpa?
      «In molti luoghi l'autorità politica si è messa su di una brutta china in fatto di arbitri; ma almeno scusa di tale contegno era la necessità dell'ordine nelle città e nelle campagne; ma ora dove andiamo? Quale scusa, quale spiegazione si darà al fatto dell'ordinata evasione di una persona del ceto civile, catturata per regolare mandato?
      «Il ministro intanto converrà meco che il silenzio non può serbarsi di fronte a questi scandali, e che tanto l'interesse della giustizia, quanto il prestigio ed il decoro dell'autorità giudiziaria, esigono una riparazione forse anche un'inchiesta. Ma è dover mio non passare oltre senza prima chiedere le superiori direzioni dell'E. V. che spero vedermi giungere al piú presto». Il Guardasigilli, in data 31 ottobre 1869, risponde che si è rivolto al ministro dell'Interno; ma in data 27 novembre chiuse l'incidente con questa lettera edificantissima:
      «In relazione alle note di cotesto generale ufficio, del 25 decorso e 5 e 6 novembre corrente, mi pregio parteciparle che chiesti schiarimenti al Ministro dell'Interno, relativamente all'operato del signor Prefetto di Girgenti, questi mentre è di parere che non sia il caso di un provvedimento qualunque di punizione, assicura che farà a quel funzionario serie rimostranze, onde un simile procedimento non si rinnovi».
      Né al Tajani sfuggirono le conseguenze del sistema. Egli nel porre termine al suo discorso del 12 giugno segnalava questi insegnamenti, che scaturivano dai fatti esaminati:


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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