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      Non si crede alla sincerità dei concorsi pei pubblici affari; non si crede sopratutto alla imparzialità ed onestà dei giudici nelle loro sentenze: ma tutto si subordina e si spiega con la influenza del deputato. Sicché, generalmente – e sfido tutti i miei colleghi a smentirmi – il valore del deputato non viene dato dalla sua intelligenza, dalla sua rettitudine, dal suo patriottismo; oh no! ma dalla influenza – la parola sostituita all'altra piú rude, mafia – esercitata. Guai al deputato, che nega l'influenza o non sa bene esercitarla e non sa metterla in vista e farla debitamente apprezzare! Sarà perduto o per lo meno sarà diminuito nella stima e nella fiducia dei suoi migliori amici. Nella migliore delle ipotesi sarà deriso e compianto come persona non pratica che non conosce i tempi che per i suoi scrupoli ridicoli abbandona e sacrifica i suoi fedeli sostenitori. Bisogna vedere con quale sorriso di commiserazione e di incredulità si è accolti quanto si consiglia un cittadino ad aver fiducia nell'autorità, nei magistrati, nella legge...
      Tutto questo ingranaggio per giudicarlo in tutta la sua interezza bisogna vederlo in funzione nelle elezioni politiche e amministrative, che si danno la mano e si completano a vicenda; dapoiché il sindaco e i consiglieri comunali e provinciali appoggiano il deputato e questi restituisce l'appoggio in cento modi quasi tutti disonesti.
      I governativi si preparano da lunga mano con cura e con sapienza sorprendenti: essi – cavalieri, baroni, commendatori veri o immaginari – s'impiantano nelle prefetture e nelle sottoprefetture per agire nel conto proprio o in quello dei loro mandanti.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91