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      Mario Puglia, perché le operazioni elettorali erano dirette da un ispettore di P. S. mandato appositamente da Roma dal ministro dell'Interno. Nel 1893 avviene una elezione parziale in Serradifalco; il candidato governativo era in minoranza; interviene la mafia, provoca un tumulto voluto e desiderato dalle autorità governative, avviene un piccolo massacro e il candidato governativo trionfa! La distribuzione dei permessi pel porto delle armi avviene coi criteri piú sfacciatamente disonesti; cosí nel 1895 a Marsala il permesso viene negato ad un assessore comunale, di cui un'autorità di Trapani a me stesso scriveva riconoscendone l'alta moralità; in un altro collegio si accorda ad un mafioso con quattro condanne, che promette lavorare contro il candidato sovversivo.
      Casi simili piú o meno mostruosi si contano a migliaia: sempre in Sicilia ai mafiosi piú noti si accordano le armi e la protezione pur di lavorare in favore dei governativi: e i mafiosi quanto piú noti come tali, tanto piú riuscivano devoti al governo, che aveva modo di punirli della loro infedeltà o della loro tiepidezza mandandoli all'inferno, cioè al domicilio coatto.
      Metodi bestialmente mafiosi, è bene ripeterlo, adoperarono nelle elezioni del 1890, 1895 e 1897 il questore Lucchesi, il generale Mirri, il senatore Codronchi, che sono andati nel processo di Milano a fare le piú gravi deposizioni contro... la mafia!
      Del generale Mirri sono rimaste celebri le lettere al caro Venturini – allora Procuratore generale in Palermo – nelle quali additava me come un individuo che adoperava le male arti.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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