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      Qui il problema è posto in termini talmente precisi, taglienti che sbalordisce e addolora il pensare che lo scrittore divenuto ministro nel 1894 non si sia per un solo istante ricordato delle proprie parole. Venti anni di vita parlamentare furono per lui, più efficaci dell'azione dell'acqua del fiume Lete!
      I Siciliani, infatti, dell'unità di Italia sperimentarono questo benefizio incontrastabile: ogni volta che tentarono scuotere l'oppressione legale denunziata dall'on. Sonnino sentirono che contro di loro e sopra di loro pesava tutta la forza di un grande Stato, che poteva schiacciarli sempre e mantenerli sotto qualunque giogo legale e illegale!
      L'on. Sonnino ci ha detto che là una opposizione legale non era possibile perché la legalità l'ha in mano la classe, che domina; ha soggiunto che l'oppressione poteva e doveva spingere ad eccessi. Gli eccessi illegali si ebbero a Bronte ed a Nissoria del 1860 col massacro dei cosidetti galantuomini; ma il garibaldino generale Bixio fece apprendere loro colla ferocissima repressione, che uno Stato potente poteva e sapeva mantenerli sotto il giogo. I Siciliani protestarono contro le cattive amministrazioni comunali; e Depretis col massacro di Calatabiano fece intendere loro, che il Regno d'Italia non voleva disturbati i delapidatori e i ladri del denaro spillato ai poveri. I Siciliani mostrarono di nuovo e piú energicamente ch'era divenuta intollerabile la loro condizione e i massacri continuati del 1893 e 1894, colla loro sanguinosa appendice di Siculiana, Modica e Troina insegnarono, che ogni speranza in loro doveva essere spenta di una risurrezione propugnata con mezzi legali o illegali.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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