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      Lasciaremo ancora di commemorare li uomini militari di questo regno e che hanno portato pregio di virtú d'arme, come Adriano imperatore per origine di Adria d'Abruzzo, e Gaio Mario d'Arpino, essendo pubblica confessione di ogni uomo, che fortissime nazioni di tutta Italia sieno peligni, frentani, marsi e sanniti; sapendosi ancora come ne le guerre di Archidamo e Cleonimo spartani e di Agatocle siciliano e di Alessandro epirota e di Pirro molosso e di Annibal cartaginese e ne le civili di Iulio Cesare e Pompeo e d'altri romani, le genti regnicole ne le cose belliche si sieno portate.
      Dirò ben questo (poi che per un discorso in questi propositi siamo entrati) questo regno solo avere prodotto tutti li uomini che di dottrina et erudizione latina sono stati ornamento, e de le piú nobili sette di filosofi prestantissimi autori; e quelli che di esso nativi non furono, nondimeno degno lo stimarono ove la loro vita, ozi e studi traducessino, come furono Pitagora, Platone, Erodoto, il quale in Thurii terra di Magna Grecia scrisse la sua Istoria, Vergilio, Livio, Plotino, li quali in diversi lochi del regno ebbeno loro diversorii, ebbeno ville, composeno opere, tennero famose scole, ancor che Greci o Galli o d'altra patria fussino. Ma chi sará che non dica il regno di Napoli solo esser quello, a chi la nazione latina e italica tutta obbligata debba essere, avendo del suo gremio tutti li eccellenti ingegni in ogni erudizione e disciplina prodotti? sí come in filosofia Archita et Eurito per nazione tarentini, Alcmeone e Filolao nativi da Cotrone, Zenone, Leucippo e Parmenide de la Scalea, Ippaso da Metaponto, Timeo da Locri, terra per vetustá consunta, Ocelo di Lucania e Tomaso prossimo a l'etá nostra, lume d'ogni erudizione, da Aquino.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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