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      Li ghibellini chiamorno al loro aiuto Federico principe di Antiochia, il quale essendo governatore di Toscana, due miglia lontano da la terra si trovava et entrato dentro corse la terra per l'imperatore suo padre; li guelfi impauriti, lasciate lor robe, mogliere e figlioli, si ridusseno a Bologna e non volendo tornare a giurare fedeltá furono banditi e il loro avere a la Camera imperiale confiscato e ruinatoli le case: Fiorenza al dominio imperiale rimase.
      Ma non fu lunga la letizia di tali novelle, però che non ben forniti ancora dui anni de l'assedio, essendo stato alcun dí gravato d'infermitá Federico, poi ch'ebbe riassunto alquanto le forze, uscito con circa cinquanta cavalli di Vittoria, andò per ricreazione ad uccellare a falconi l'ultimo dí di febbraio del detto anno 1248; il resto de l'esercito, tra per l'assenza de l'imperatore, tra per troppa vigoria poco estimando li inimici, ancor lui vagabondo e ozioso per la campagna ne andava. Da questo presa la occasione, il legato e popolo di Parma con tutto il suo sforzo uscí fuora a l'improvviso e assaltò il campo da la parte di sopra di Vittoria, e non di verso Parma ove era meglio munita. La campana che era sopra una torre di guardia di Vittoria, sonando a l'arme, fu intesa da Federico; onde subito volando al soccorso trovò li parmesani che aspramente combattevano contra il marchese Malaspina, che era stato il primo assaltato e animosamente si difendeva, il perché subito ne andò al soccorso suo. Vedendo questo i parmesani fatto un grosso squadrone corseno verso lui.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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