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      E in questo modo avendo satisfatto al mondo e a Dio, con dare quello che era di Cesare a Cesare e l'anima che č di Dio raccomandandola a Dio, devotamente passň di questa vita, avendo visso anni cinquantasei e imperato trentatre: lasciando da parte la falsa opinione di alcuni che scrivono essere stata fama che Manfredi suo figliuolo col ponerli un cuscino sopra la bocca li accelerasse la morte, non avendo tal cosa possibilitá né verisimilitudine alcuna e trovandosi scritto il contrario da uomini ecclesiastici, scrittori di quelli tempi.
      Morí adunque Federico il dí di santa Lucia 13 di dicembre l'anno 1250 in Fiorentino castello di Puglia; e non in Fiorentino di Campagna di Roma né in territorio fiorentino: esempio non nuovo de la fallacia de li spiriti maligni e de li demoni e de la necessitá fatale, in quanto né lui possette schivare la morte schivando Fiorenza, et il spirito divinatore sotto confusione di un medesimo nome la curiositá di Federico venne a beffare.
      Manfredi fece con somma pompa e onore portare il corpo suo in Sicilia a Monreale sopra Palermo e lí onoratamente seppellirlo: sopra la sua sepoltura tre versi in testimonio de la sua virtú e grandezza furono scolpiti, composti da un sacerdote aretino, i quali a molti altri epitaffi presentati da li dotti di quelli tempi furono preferiti:
     
      Si probitas, sensus, virtutum gratia, census,
      nobilitas orti possent obsistere morti,
      non foret extinctus Fridericus, qui iacet intus.
     
      Suonano questi versi in lingua vulgare in questo modo:


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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