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      Et è da sapere, per schivare la confusione de' nomi, che questo Carlo nepote del re Roberto ebbe nome a battesimo Caroberto, nome composto di Carlo e di Roberto, ma li ungari lo chiamorono semplicemente Carlo: li italiani corrottamente Carlo Umberto. Tornò adunque Roberto a Napoli re, e con qualche contradizione con la spada in mano tolse la possessione del regno, e nel suo ritorno passando per Bologna, il cardinale messer Egidio Pelagrua, legato apostolico in Italia, li raccomandò Ferrara, imponendoli che la dovesse far governare e guardar per la Chiesa. Onde Roberto allora li mandò Diego da la Rapta spagnuolo, che aveva un contado in quel di Benevento, con una compagnia di catalani al governo di Ferrara, facendolo in quella terra presidente.
      Ne la medesima tornata fece stare di buon animo e confortò i fiorentini impauriti per la venuta di Enrico VII in Italia, promettendoli dare ogni aiuto contra di lui. Il che fece, stringendo insieme tutti li guelfi di Toscana e di Lombardia, facendosi lor capo; e intendendo che Enrico era in campo a Brescia, mandò gente d'arme in Toscana e in Romagna, che avesse a tenere unite le parti e porgere aiuto a Ferrara e a Bologna e a Fiorenza, ove bisognasse. Per la qual cosa Enrico, essendo a Genova, promise occultamente a l'oratore del re Federico di Sicilia far lega con lui contra il re Roberto: la qual cosa dissimulando Roberto, non stette che non mandasse a Roma Giovanni principe de la Morea suo fratello ad onorar la sua coronazione. Et essendo poi a Tibure, Enrico concluse detta lega con li ambasciatori di Federico e li offerse dare una sua figliuola per donna per fare parentado con lui e ordinò che armasse per entrare in Calabria, promettendoli aggiungere l'armata de' genovesi e de' pisani: le quali cose circa lo apparato de l'armi furno subito fatte, in modo che andando poi Enrico a campo a Fiorenza, Roberto molto requisito da' fiorentini non li mandò alcuno aiuto, allegando d'essere occupato a la difesa propria, per essere entrato in Calabria Federico con potente armata; né possette soccorrerli ancorché i fiorentini li déssino allora il libero dominio de la loro cittá.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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