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      Il re li mandò incontra e richieselo che venisse a lui: Sforza li rispose non potere per li capitoli, essendo stato prima da la regina richiesto, e confortollo a levarsi da l'assedio. Ma continuando Alfonso la sua impresa e Sforza il suo cammino, giunto il mercore a dí 26 di maggio a Capuana, facendoseli incontra li catalani, fece un aspro fatto d'arme con loro, che durò circa sei ore; né potendo spuntarli da quel cantone che si chiama Casanova appresso il Formello, mandò alcune squadre drieto a Casanova, non allentando punto la battaglia dinnanzi, e fece rompere certi muri de li ortali di quella casa e dare a le spalle a' catalani, li quali vedendosi in mezzo, lasciato il fatto d'arme, si miseno in fuga verso la porta de la terra. E seguitandoli li sforzeschi, li presono tutti a man salva, e tra loro ventisei baroni e gentiluomini e seicento cavalli grossi, e li cacciorono per la terra insino al Castel nuovo, predando le robbe e case de' catalani per molte migliara di Ducati: il re con fatica si ridusse in Castel nuovo. Il dí sequente, Sforza mandò Marco suo nepote con tutti li prigioni a Pomigliano in quel di Nola, e la sera medesima partí il bottino, e lui andò con la compagnia ad Aversa e tanto operò col castellano, il quale era catalano e aveva inimicizia ne la terra e desiderava farla mettere a saccomanno, che diede la rocca a Sforza; ma non permise poi che la terra fusse depredata, per il che li aversani poi sempre li furono amici.
      Alfonso pochi dí innanzi questo caso aveva mandata l'armata verso Bonifacio per seguitar quella impresa.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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