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      Appresso questo, Antonio marchese di Cotrone, per paterna origine di casa Centiglia e per materna di Ventimiglia, il quale per amor di Alfonso molte gran cose aveva fatto in Puglia e in Calabria, essendo venuto a Fonte di Popolo appresso a Teano con trecento cavalli, ove era ordinato che tutti li baroni del regno convenissino, fu accusato ad Alfonso che volea ammazzare uno de li principali suoi cortigiani. Il perché furtivamente levatosi, a Catanzano sua terra si ridusse, ove cominciò a suscitare le discordie giá sopite del reame e concitare non solamente li baroni a pigliar l'arme contra il re, ma veneziani e tutti li altri potentati con lettere e oratori sollecitando a nuova guerra condurre. Ma tutto fu indarno, però che andandoli addosso il re con l'esercito, li tolse Cotrone e tutto il suo stato, e lui assediò in Catanzano, in modo che fu forza che a discrezione senza alcun patto si rendesse; e a Giovanni da la Noce lombardo, il quale consigliero e suasore li era stato de la rebellione, tutte le terre le quali tenea li levò e a fuggire fuor del reame lo strinse.
      Mentre era a questa impresa Alfonso, Iosia d'Acquaviva e il popolo di Teramo si rebellorno, chiamando li sforzeschi. Il conte Francesco Sforza li mandò Antonio da Triulzi e Sebastiano da Canossa, i quali al primo impeto ruppeno li aragonesi, che incontra per ovviarli erano venuti; ma non molto poi rebellatosi Ascoli de la Marca al conte Francesco, e venendoli il Ventimiglia mandato dal re, tutti li sforzeschi fuggirono e si ridusseno a Fermo, e Iosia in somma disperazione del suo stato lasciorono.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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