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      Per le quali cose appare quel re essere stato virtuosissimo, avendo appresso di sé tenuto e sempre apprezzato uomini virtuosi, essendo naturale che chi non ama le arti, non ammira né onora li artefici di quelle. Con tante doti adunque di animo e di fortuna, lasciando ne li petti de li uomini amplissima memoria del suo valore con special titolo di magnanimitá, lasciò Alfonso la terra, avendo la natura con evidentissimi segni e prodigi (i quali li gran casi e mutazioni prevenir sogliono) e in terra e in cielo la sua morte dimonstrato: col terrore prima di terremoti e, l'anno che la morte precedette, con apparizione di molte comete, e una tra esse mirabile e paventosa, che grandissimo spazio de l'aere con un'ardente coda di fiamma occupava, e vòlta da oriente verso la parte del regno di Napoli, li suoi raggi spargeva.
      Fernando, primo di questo nome, morto Alfonso suo padre, prese l'amministrazione del regno per ordinazione ultima sua e dispensazione di Eugenio IV, confermata da Nicolò V. pontefice. Calisto III subito intesa la morte, il decimo dí poi pronunciò per bolla il regno di Puglia per la morte di Alfonso essere vacato e devoluto a la Chiesa; e a Fernando comandò, sotto comminazione di escomunica, che lo dovesse rilasciare e non se li intromettere, assolvendo tutti li regnicoli da la obedienza sua. E questo faceva Calisto, per quanto allora la fama pubblica vulgava, non per rispetto de la utilitá ecclesiastica, la quale poco monstrano di curare li pontefici moderni, ma per investire di quel regno un suo nepote, ovvero figliuolo che 'l fusse, chiamato Pierluigi Borgia, al quale ora il regno di Cipro e ora l'imperio di Constantinopoli prometteva, come cieco da la grande affezione li portava, e ridotto per l'etá decrepita quasi a pensieri puerili.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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