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      Al vedere il conte di Traun fortificarsi a Mignano, senza rendere impenetrabili le soprastanti foreste, e lasciar libera la via degli Abruzzi per Venafro, poco guardata Sessa, nulla Mondragone: e nell'opposta parte, al vedere il conte Montemar trasandare le quattro facili strade, e disporre l'esercito ad assaltare la fronte del campo, convien dire che il nome di buon capitano era più facile ne' tempi addietro che ne' presenti.
      Divulgate in Napoli, ed accresciute dalla fama e dall'amor di parte, le venture di Mignano, e rassicurata la insolenza plebea, stando l'armata spagnuola sempre a mostra della città, e le piazze delle navi piene di soldati e d'insegne, il viceré, conoscendo ch'era pericolo il più restare, si partì al declinare del giorno 3 di aprile con gli Alemanni suoi soldati e ministri; da fuggitivi però, ché senza i consueti onori e senza editto, per le vie meno popolose della città, verso Avellino, e di là, verso Puglia. Alla città, senza capo e senza difesa, provvidero i magistrati e le milizie civili.
      XXIII. L'Infante, dopo sei giornate di cammino, pervenne a Maddaloni con tardità ch'era consiglio per dare alla fama spazio di pubblicare la buona disciplina dell'esercito, le liberalità del nuovo principe. La regina Elisabetta, ricca dei freschi tesori venuti dal Messico, ne aveva data parte all'Infante per l'acquisto di Napoli; ed egli, magnifico, gli spargeva largamente nei popoli, pagava le vettovaglie, faceva doni, limosine, benignità frequenti; e, come usava quel tempo, dava spesso a gettare nella moltitudine monete a pugni. Entrando nella città di Maddaloni, fu incontrato da numeroso drappello di nobili napoletani, concorsi a fargli guardia di onore. Sopraggiunsero gli Eletti di Napoli, deputati a presentare le chiavi, sperargli felicità, promettere fede ed obbedienza: conchiudendo l'aringa col dimandare confermazione de' privilegi della città. Carlo in idioma spagnuolo, per sé e per il padre, re delle Spagne, li confermò. Non poco diversi da' presenti erano que' tempi: oggi, a signor nuovo, si chiederebbe leggi, giustizia, eguaglianza civile; il nome di privilegio farìa spavento, la primazìa di una città o di un ceto produrrebbe tumulti: la storia che scrivo spiegherà le cagioni de' mutati desideri.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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