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      Tutte o presso che tutte le contese erano decise a pro de' laici; tutte le licenze del clero, punite. Due Padri di alto grado nell'Ordine loro si opposero in causa di asilo al giudice del luogo; Carlo, fatti estrarre per forza dalla chiesa e rifugiati, sfrattò dalla provincia ignominiosamente i due frati. Devota famiglia di Abruzzo ergé chiesa in voto al santo patrono della città; e poiché legge di Carlo vietava fondar nuove chiese senza regia permissione, comandò che quella fosse data ad uso civile o abbattuta: ma zelo di religione non permettendo alla pia famiglia mutar destino all'edifizio, fu per pubblico esempio demolita. Negò licenza di fondar nuovi collegi di gesuiti, e, per le troppe insistenze e superbia dell'Ordine, rammentando il voto di povertà, gli proibì con legge i nuovi acquisti. Simili providenze erano continue: e però debbe dirsi, a pregio di Carlo, che nelle relazioni con la Chiesa, egli, prima per trattati o per leggi, tolse gl'impedimenti alla civiltà, e poi per opere agevolò il sentiero a novelli progressi.
      XXXVII. Per trarre giovamento de' patti del Concordato sulle immunità reali, bisognava conoscere appunto i possessi della Chiesa, e similmente de' feudi, delle comunità, de' pi luoghi laicali, delle pubbliche fondazioni. La statistica, oggi sì chiara, era ignota in que' tempi; ma una specie di lei (che necessariamente sorge, benché informe, nei princìpi di ogni civiltà) si offre alla mente de' reggitori tostoché vogliano governare un popolo, non più co' modi della prepotente ignoranza, cioè segreto ed arbitrio, ma con le regole della giustizia e la coscienza di bene operare. Tal era l'animo del re Carlo e del suo ministro: i benefizi del loro Governo, poiché mancavano la scienza e le dottrine, nascevano da istinto e da amore; siccome i mali, dagli errori del tempo e dalla strettezza del loro intendimento.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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