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      CAPO quarto
      Seguito e fine del regno di Carlo
     
      XLVIII. Dopo i fatti di Velletri e di Lombardia parve a Carlo ed al mondo assicurata la casa dei Borboni nel regno delle Sicilie. Il re, tornando alle cure di pace, volle far pago il naturale desiderio di grandezza ne' pubblici monumenti; alcuni, anche fra le incertezze della fortuna e le angustie dell'erario, ne aveva cominciati o compiuti; altri ne fece nelle maggiori felicità; e più ne immaginava quando passò al trono delle Spagne. Io dirò i più degni. Sono opera di Carlo il Molo, la strada Marinella, quella di Mergellina, e tra l'una e l'altra l'edifizio della Immacolata. Tutto quel lido, sovente rotto dal mare, abitato da misera gente, lordo, insalubre, fu trasformato in istrada e passeggio bellissimo; delizia degli abitanti, ornamento della città.
      Andando il re con la regina a Castellamare sopra gondola, e ritornando per terra, nell'iterata vista s'invaghirono dell'amena contrada di Portici; e Carlo, udendo che l'aria vi era salubre, la caccia (di quaglie) due volte l'anno abbondantissima, il vicino mare pescoso, comandò farvisi una villa e ad uno di corte che rammentava essere quella contrada soggiacente `al Vesuvio, con animo sereno replicò: - Ci penseranno Iddio, Maria Immacolata e san Gennaro. - L'architetto Canovari diede il disegno e l'eseguì.
      Quasi nel tempo stesso volle il re che si alzasse altra villa sul colle vicino alla città, detto Capodimonte, sol dal sentire che in quel luogo abbondano nell'agosto i piccoli uccelli beccafichi. Parecchie opere di quel monarca ebbero principio dalla soperchia passione della caccia; ma se più nobili obbietti lo avessero mosso, le arti, la custodia delle frontiere, il commercio, quelle immense spese sarebbero state più degne di buon principe, più benedette da' popoli.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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