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      Fu causale lo scoprimento, avvegnaché scavando pozzi o fossi, traendone marmi finissimi e lavorati, e giungendo in sotterranei, chiamati allora caverne, poi conosciuti per fòri, tempi e teatri, si dubitò che fossero in que' luoghi città sepolte. Il re disse di pubblica ragione quelle rovine; e facendo in esse scavare, ne trasse tanta ricchezza di anticaglie, che oggi il museo borbonico è dei primi di Europa. Fra le rarità ercolanesi sono i papiri avvolti a rotolo, ne' quali erano scritte dottrine greche, incarbonati dal volcano; ma l'arte ha trovato modo di svolgere in piano quelle carte, e leggere in alcuna parte lo scritto. Poco di quella prima città fu disseppellito, trovandosi coperta di basalto massiccio e della bella città di Resina; così che bisognerebbe abbattere questa vivente per mettere in luce l'altra già morta. Pompei, coperta di terre vegetabili e di lapillo, si andava largamente scoprendo, e ne uscivano cose preziose di antico. Carlo, che spesso vi assisteva, vide una volta un globo di forma ovale (lapilli e ceneri addensati), duro come pietra e di peso maggiore delle apparenti materie che lo componevano. Lavorò egli stesso parecchi giorni ad aprirlo, trandone monete di vario metallo; ed infine, quasi al centro del globo, un anello d'oro, figurato di maschere, che, in mercede della durata fatica, si pose al dito. Dirò altrove, ad onore di lui, qual uso facesse dell'anello. Non è della presente Istoria descrivere le cose mirabili delle due città: altri scritti dimostrano quanto abbiano accresciuto alla finezza delle arti ed alla cognizione dell'antichità.
      In molte camere del nuovo palazzo di Portici furono disposte quelle anticaglie; e nel tempo stesso fu instituita un'accademia ercolanese, che per filosofia e per istoria le illustrasse.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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