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      Altre accademie sursero a' tempi di quel re. La Università degli studi migliorò per lezioni utili aggiunte alle troppe di materie forense e teologica le quali ingomberavano l'insegnamento. Avvantaggiarono i collegi; rimasero i seminari con le discipline medesime, sconoscendo i vescovi ogni autorità civile, amanti di non mutare dal vecchio. Ma per quanto Carlo facesse a pro delle scienze o lettere, la istruzione non era comune; sorgevano uomini egregi di mezzo all'ignoranza pubblica.
      LIII. Altri provvedimenti di Carlo degni di lode o di biasimo non sono da tacere. Minacciò ed offese di gravi pene i contraventori alle ordinanze per le regie cacce. Introdusse ne' suoi regni il giuoco del lotto, invenzione di talento avaro e prepotente. Confinò, poi spense la peste di Messina. Restrinse in un quartiere della città le meretrici, ordinando che fossero vegliate, visitate nella persona, punite delle colpe inseparabili da quella turpe condizione. Prima permise per il lucro di quarantamila ducati all'anno i giuochi pubblici di carte o dadi; poi gli abolì. Riprovò e proscrisse la setta dei "Liberi Muratori" per impulsi delle corti di Francia e di Roma; ma nessuno de' soggetti fu castigato, però che Governo saggio e giusto vieta le società secrete, le impedisce, le scioglie e le dispregia. Scacciò gli Ebrei, que' medesimi sette anni prima venuti in Napoli per sua chiamata e con sue promesse; il popolo mal tollerava quelle genti; il gesuita padre Pepe sosteneva la popolare ignoranza e pregava il re, al quale aveva facile accesso, di cacciar dal suo regno cristiano i discendenti de' crocifissori di Cristo; un altro frate di san Francesco venerato per opinione di santità dalla regina, le disse un giorno con voce sicura da profeta, ch'ella non avrebbe prole maschile finché gli Ebrei istessero in regno.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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