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      I potentati del settentrione, che per la bilancia politica del tempo non istendevano sino a noi la cupidigia e la potenza, mantennero i trattati di commercio fermati con Carlo; la Spagna e la Francia avevano con Napoli amicizie, non alleanza, perciocché gli accordi tra quei due regni del 1761, chiamati Patto di famiglia, non per anco erano stati accetti (a ciò consentendo secretamente il re di Spagna) da' Borboni delle Sicilie e di Parma. La casa d'Austria negoziava nuovo parentado col re di Napoli. Essendo finita sin dal 1763 la guerra de' sette anni, riposava la Germania e stava in pace l'Italia. Era morto don Filippo duca di Parma, e appresso a lui la vecchia regina Elisabetta Farnese, l'uno e l'altra per ambiziose voglie concitatori alla guerra. Il papa Clemente XIII contendeva contro Napoli ma inerme, perché sprovvisto d'armi profane, e per le sacre non temuto.
      VIII. Primo atto del re maggiore fu la cacciata de' gesuiti, che importa esporre dal capo al fine; perciocché il re medesimo riappellando, tempo dopo, la espulsa compagnia, ed altri re mutando in favore di lei le già praticate ostilità, giova conoscere le cagioni così dello sdegno che dell'affetto. È noto per altre Istorie come nell'anno 1540, sotto il pontificato di Paolo III fu instituita la Compagnia di Gesù a insegnare e convertire, professando per voti la povertà, la castità, l'obbedienza; come si sparse in varie parti del mondo e nelle reggie; come divenne di povera, opulenta; d'infima, prima; di modesta, ambiziosa; e quante querele ella mosse o respinse.
      Nell'anno 1758 Giuseppe I re di Portogallo, tornando dopo notturne lascivie dalla città alla reggia, fu leggermente ferito da colpo di moschetto; e ricercati gli autori e le cagioni, si scoprì che molti nobili e frati gesuiti avevano congiurato di uccidere il re per mutare padrone, corte e ministri.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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