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      Gli spuntonieri furono coscritti, volontari o per legge, tra i lazzari; da che tolgo argomento per dire di cotesta genìa, malamente nota dalle istorie, le cose importanti. Surse il nome di "lazzaro" nel viceregno spagnuolo, quando era il Governo avarissimo, la feudalità inerme, i vassalli suoi non guerrieri, la città piena di domestica servitù, con pochi soldati e lontani, con meno di artisti o d'industriosi, con nessuni agricoli; e però con innumerevoli che vivevano di male arti. Fra tanto numero di abbiette genti molti campavano come belve, mal coperti, senza casa, dormendo nel verno in certe cave, nella estate, per benignità di quel cielo, allo scoperto; e soddisfacendo agli usi della persona senza i ritegni della vergogna. Cotesti si dissero "lazzari", voce tolta dalla lingua de' superbi dominatori; i quali, prodotta la nostra povertà e schernita, ne eternarono la memoria per il nome. Non si nasceva lazzaro, ma si diveniva; il lazzaro che addicevasi a qualunque arte e mestiero, perdeva quel nome; e chiunque viveva brutalmente
      , come sopra ho detto, prendeva il nome di lazzaro. Non se ne trovava che nella città; ed ivi molti, ma non sommati, perché ne impediva il censo la vita incivile e vagante: si credeva che fossero intorno a trentamila, poveri, audaci, bramosi e insaziabili di rapine, presti a' tumulti. Il viceré chiamava i lazzari negli editti con l'onorato nome di popolo; ascoltava i lamenti e le ragioni da lazzari deputati oratori alla reggia; tollerava che ogni anno nella piazza del Mercato, in dì festivo, scegliessero il capo, a grido, senza riconoscere i votanti o numerare i voti; e con questo capo il viceré conferiva, ora fingendo di volersi accordare intorno a' tributi su le grasce, ora impegnando i lazzari a sostenere l'autorità dell'imperio; il celebre Tommaso Aniello era capo-lazzaro quando nell'anno 1647 ribellò la città. Per le quali cose la legione degli "spuntonieri", disciplinando parecchie migliaia di que' tristi, accresceva numero all'esercito, e faceva più sicura la quiete pubblica.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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