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      Essendo quelli gli ultimi fatti della eruzione, per non dire de' soliti diluvi e delle frane, io raccoglierò delle cose che avvennero, le più notabili. La parte troncata del monte era di figura conica; l'asse tremila metri (circa palmi napoletani novemiladuecento); la base, elittica, cinque miglia in giro; la grossezza maggiore della lava, undici metri (quaranta palmi); la terra coperta di fuoco, cinquemila moggia; il molo, largo la quarta parte di un miglio, sporgente in mare ventiquattro metri, elevato su l'acqua sei metri; gli uomini morti trentatré, gli animali quattromila duecento. Furono le cure del Governo solamente pietose, impedita la liberalità dalle strettezze dell'erario. In breve tempo, sopra il suolo ancora caldo, videsi alzare nuova città, sopraponendo le case alle case distrutte, e le strade alle strade, i tempi a' tempi. Possente amor di patria che dopo tanti casi di esterminio si direbbe cieco ed ostinato, se in lui potesse capir difetto!
      XV. In que' giorni di lutto universale, il re con la Casa e col generale Acton, caro alla famiglia, andarono agli accampamenti di Sessa, lontani dal pericolo e dalla mestizia. I teatri, la curia, le magistrature si chiusero. Solamente in quel feriato di dolore, la Giunta di Stato non sospese i crudeli offizi: essendosi trovati negli archivi molti atti segnati di que' giorni. Prima opera di lei fu la morte di Tommaso Amato, che in giorno festivo nella chiesa del Carmine, spingendosi verso il santuario e lottando con un frate che lo impediva, proferì a voce alta bestemmie orrende contro Dio, contro il re. Arrestato dal popolo e dato alle guardie del vicino castello, accusato reo di lesa maestà divina ed umana, fu condannato a morire sulle forche.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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