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      Basterà a noi, narratore di poca parte di quegli avvenimenti, rammentare che nel governo della Convenzione surse la tirannide di Robespierre, per la quale in breve tempo morirono di scure milleottocento Francesi, e si fece salda la libertà; che morto lui, e pur di scure, passò il potere a cinque, appellati Direttorio; e che allora, cessate le atrocità, ebbe il governo della Francia sembianze meno ingrate alle genti straniere, ma più da' principi abborrite, perché più adatte alla intelligenza de' popoli.
      XXI. Il generale Buonaparte, appena conosciuto per i fatti di Tolone, acquistata fama nel parteggiare della città di Parigi, venne capitano dell'esercito guerreggiante in Italia. Giovine che di poco avea scorsi venticinque anni, moveva dileggio a' vecchi capitani delle Case d'Austria e di Savoia; ma in pochi dì que' sensi facili mutarono in altri più veri di maraviglia e di paura. Per le battaglie di Montenotte, Millesimo, Dego, Mondovì, spartiti gli eserciti collegati, il piemontese forzato a scegliere tra la sommissione o la prigionia, l'austriaco a ritirarsi negli Stati lombardi, stupirono di timore tutti i principi italiani; tra' quali, i deboli negoziarono pace; e i forti o prosuntuosi accrebbero le difese e le milizie. Venezia, ricordevole delle sue grandezze, inaccessibile, stando in mare, a' battaglioni francesi, pregata di alleanza quando dalla Francia e quando da' potentati contrari, aveva risposto ch'ella, armata in neutralità, non assalirebbe gli altrui domìni, difenderebbe i propri. Napoli, alla estremità della penisola, con buona frontiera, molto popolo, e la Sicilia isola grande, cittadella del regno e della Italia, dominava per possanza propria e di confederazione i mari del Mediterraneo; il suo re passionato, arrischioso, e sino allora offeso e invendicato, disfidò le ostilità, inviando altri cavalieri nella Lombardia; e facendo per molti editti bando di guerra così composto: - Quei Francesi che uccisero i loro re; che desertarono i tempi, trucidando e disperdendo i sacerdoti; che spensero i migliori e i maggiori cittadini; che spogliarono de' suoi beni la Chiesa; che tutte le leggi, tutte le giustizie sovvertirono, que' Francesi, non sazi di misfatti, abbandonando a torme le loro sedi, apportano gli stessi flagelli alle nazioni vinte, o alle credule che li ricevono amici.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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