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      Nel campo di Sangermano erano continui gli esercizi d'armi; e, benché in autunno piovosissimo sopra terreno fangoso e molle, si fingevano gli assalti e le difese come in guerra. Stavano in quel campo il re preparato a marciare con l'esercito, la regina, che, sopra quadriga con abito di amazzone, correva le file dei soldati, gli ambasciatori de' re amici, altri forestieri famosi o baroni del regno, e lady Hamilton, che, sotto specie di corteggiar la regina, faceva nel campo mostra magnifica di sua bellezza, e pompeggiava la gloria di aver vinto il vincitore di Aboukir, il quale nel carro istesso mostravasi di lei e vago e servo. Né si stava oziosi negli alloggiamenti di Sessa e di Gaeta. Ma l'opera, continua ed accelerata, non poteva sulla brevità del tempo; uomini coscritti nel settembre, venuti per forza nell'ottobre, muovevano alla guerra ne' primi del novembre; sì che le braccia incallite a' ruvidi esercizi della marra non rispondevano alle destrezze dell'armi.
      XXXII. I Francesi, dalla opposta parte, quando viddero gli apparecchi del re di Napoli, disposero la guerra, così che la frontiera fosse linea difensiva, centro in Terni, l'estrema diritta in Terracina, l'estrema sinistra in Fermo: l'ala manca assai forte da resistere; l'ala diritta solamente osservatrice, pronta meno a combattere che a ritirarsi; principale scopo il raccogliersi, e mantenere sicure le strade che menano in Lombardia. I nuovi consigli dagli eventi.
      Così, certa e non intimata la guerra, l'ambasciatore di Francia dimandò ragione delle vedute cose al Governo di Napoli, che, ancora fingendo, rispose: - tener guardata la frontiera napoletana perché quella di Roma era ingombrata di soldati francesi; stare ne' campi le nuove milizie per istruirsi; egli bramar sempre pace con la repubblica.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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