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      Come, in presenza del vostro re prigioniero nella sua capitale, circondato da baionette nemiche, voi chiamerete spergiuramento non tener le promesse strappate dalla necessità, disapprovate dalla coscienza? E chiamerete assassinio esterminare i vostri tiranni? Non avrà dunque la debolezza degli oppressi alcuno aiuto legittimo dalla forza che gli opprime?". E poco appresso: "I battaglioni francesi, assicurati e spensierati nella pace, vanno sparsi per il Piemonte. Eccitate il patriottismo del popolo sino all'entusiasmo ed al furore; così che ogni Piemontese aspiri all'onore di atterrare a' suoi piedi un nemico della sua patria. Queste parziali uccisioni più gioveranno al Piemonte che fortunate battaglie; né mai la giusta posterità darà il brutto nome di tradimento a codesti atti energici di tutto un popolo, che va su i cadaveri degli oppressori al racquisto della sua libertà. I nostri bravi Napoletani, sotto il prode general Mack, soneranno i primi la campana di morte contra i nemici de' troni e de' popoli; saranno forse già mossi quando giungerà in vostre mani questo foglio...".
      XXXIII. Tai sensi atroci esponeva quel foglio, e, già bandito il manifesto di guerra, le milizie napoletane, levando i campi, proruppero negli Stati di Roma. Il generale Micheroux con diecimila soldati, valicato il Tronto, fugando dalla città di Ascoli piccolo presidio francese, avanzava per la strada Emilia sopra Fermo. Il colonnello Sanfilippo con quattromila combattenti, uscendo dal campo d'Aquila, occupava Rieti, progredendo a Terni. Il colonnello Giustini con un reggimento di fanti ed alcuni cavalli scendeva da Tagliacozzo a Tivoli per correre la Sabina; il general Mack, e seco il re, con ventiduemila soldati, mossi da Sangermano, marciavano per le difficili strade di Ceperano e Frosinone sopra Roma; dove il generale Damas dal campo di Sessa per la via Pontina conduceva ottomila combattenti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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