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      Ma nella buona guerra poca innanzi combattuta, eglino, coscritti nuovi, scontenti della milizia, consapevoli della scontentezza de' compagni, conoscitori (benché ultimi negli ordini militari) della ignavia de' capi, sospettosi della loro fede, mal guidati, mal nutriti, miseri e perdenti, nessuna qualità di esercito avevano in pregio e praticavano. La quale assenza di militari virtù era il retaggio degli errori del Governo antichi e presenti; ma sebbene il popolo fosse innocente, n'ebbe egli la vergogna, che nemmeno forse cesserà per i veraci racconti della istoria; avendo le nazioni qualcosa di fatale' nella lor vita, ed essendo fatalità, io credo, a' Napoletani la ingiustizia de' giudizi del mondo.
      XXXVIII. L'ala sinistra francese, intrigata negli Abruzzi, procedeva lentamente; la diritta correva spedita sino al Garigliano. Il general Rey intimò rendere la fortezza di Gaeta al governatore maresciallo Tschudy, nato svizzero, venuto (per il mercato infame che fa la Svizzera de' suoi cittadini) agli stipendi napoletani, e salito ad alto grado per merito di casato, per lo inerte corso degli anni, e per favore; egli, forestiero, non educato alla guerra, sordo all'onore delle armi, trepidò; e, radunando non so quale consiglio, udito il voto del vescovo, che dicevasi . ministro di pace, e de' magistrati del comune, solamente intesi ad evitare i danni dell'assedio, decise arrendersi. Mentre l'avvilito concilio preparava il tradimento, il generale francese lanciò nella città una granata da sei, non avendo artiglieria più grossa di un obice; ed a quel segno di guerra precipitarono i consigli, ed alzata bandiera di sommissione, un araldo del governatore dimandò pace a larghe condizioni; ma il general Rey, poi che vidde quella estrema vilezza, replicò: - Resa a discrezione o rigor di guerra.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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