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      Ardeva a fianco dell'albero un rogo, dove si divisava il bruciar le bandiere e le immagini.
      Il generale supremo parlò all'esercito, l'oratore del Governo al popolo, e quando s'imponevano alle fiamme le odiate materie, i repubblicani le strapparono a furia di mano agli esecutori, e trascinate per terra e lordate, le ridussero a brani e dispersero. Poscia il ministro delle finanze mostrò grossi fasci di fedi bancali (un milione e seicentomila ducati), che in tanta povertà dello Stato, e in breve tempo, la parsimonia della repubblica aveva raccolto per iscemare di altrettanto il debito nazionale; le quali carte gettate in quel rogo, preparato da brama di vendetta, bruciarono per miglior divisamento. E finalmente, chiamati i prigionieri avanti all'albero, il ministro per la giustizia lesse decreto del Direttorio, che dicendoli sedotti, non rei, offeriva à già soldati gli stipendi della repubblica, e faceva salvi e liberi i Borboniani; cosicché sciolte le catene, succedendo alla profonda mestizia gioia improvvisa, correvano quasi folli tra 'l popolo gridando laudi e voti per la repubblica; e gli astanti, affin di accrescere quelle allegrezze, scorrevano la loro povertà esartandoli a riferire agl'ingannati concittadini la forza e la magnanimità del Governo. Così ebbe fine la cerimonia: ma la festa durò lunga parte del giorno, danzando intorno all'albero, cantando inni di libertà, e stringendo, come in luogo sacro, parentadi ed accordi.
      Quelle mostre di felicità furono brevi e bugiarde; però che al giorno seguente molte navi nemiche bordeggiando nel golfo davano sospetto che volessero assaltare la città per concitar tumulti nella plebe; così il Governo comandò fossero armate le poche navi della repubblica, ristaurate le batterie del porto, ed altre sollecitamente costrutte.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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